ARCHIVIO

Regolamento dell'archivio in formato pdf

L'archivio patriziale di Aurigeno è sicuramente uno dei più ricchi e interessanti della Valle Maggia. La documentazione prodotta dall'antica Vicinanza inizia infatti già nel 1276 (data del documento più antico custodito nell'archivio) e fornisce rare e preziose testimonianze per la storia locale e regionale durante il medioevo e il periodo dei baliaggi. Sono da segnalare in particolare i fascicoli processuali del XIV e XV secolo, utili per meglio conoscere la storia economica e sociale, la toponomastica e l'onomastica, le strutture politiche e le procedure giudiziarie dell'epoca. I primi atti di causa risalgono all'inizio del Trecento. Si tratta di due fascicoli, uno del 1321, l'altro del 1322, dove sono riportate le testimonianze in un processo che oppose il comune di Aurigeno a quello di Maggia per il possesso dei pascoli situati nella zona dei Saleggi. Si tratta molto probabilmente dei documenti cartacei più antichi conservati negli archivi ticinesi. Altre liti si susseguirono nel corso dei secoli successivi. Quella contro il comune di Pedemonte per lo sfruttamento e la giurisdizione dei monti di Dunzio e Capoli, la "grande causa" per antonomasia, impressiona per la sua longevità. La vertenza, che probabilmente ebbe avvio nei primi decenni del '300, raggiunse il suo apice negli anni 1477-1480, periodo di cui sono ancora conservati i faldoni processuali e le perizie giuridiche, e assunse connotati quasi bellici nel 1534, quando gli uomini di Tegna penetrarono armati tutti d'uno animo, con arme inastati, e sciopitti nel territorio conteso. La vertenza si riaccese poi nei secoli seguenti, impegnando successivamente le istanze giudiziarie ducali milanesi, balivali svizzere e cantonali ticinesi, e sembra essersi conclusa soltanto nel 1938, quando il comune di Aurigeno e quello di Tegna sottoscrissero un accordo in base al quale i due maggenghi passarono sotto la giurisdizione di Aurigeno. Una vertenza di tutto rispetto fu pure quella per la Menzasca, zona pascoliva sottostante il Pizzo Madone il cui sfruttamento oppose Aurigeno a Moghegno in particolare nel corso del '500. Anche in questo caso l'archivio conserva corposi e rari fascicoli processuali e verbali di interrogatori che ben si prestano per conoscere l'economia e il diritto di quei tempi.

Vanno infine citati gli incarti, più sottili e frammentari, del contenzioso con Lodano per gli alpi di Tramone, Confeda e Canale e quello con gli Onsernonesi per i pascoli in prossimità del Passo della Garina e del Pizzo Salmone (in zona Forcola, Ligunc, Crestumo, Corte del lupo).

Meno numerosi sono i documenti dell'amministrazione corrente, quali i rogiti notarili, i resoconti, le fatture e i confessi di pagamento. Considerati forse meno importanti degli incarti giudiziari, sono andati persi oppure sono stati eliminati. Fra quelli ancora a nostra disposizione ve ne sono comunque di antichi e interessanti, come le prime pergamene riguardanti la chiesa di San Bartolomeo (del 1276 e del 1301), la concessione per l'approvvigionamento del sale rilasciata nel 1493 alla Vicinanza di Aurigeno dal conte Giovanni Rusca o un documento del 1571 dove si riporta la decisione dell'assemblea di acquistare con i soldi del comune il grano per rifornire gli abitanti in quei tempi di carestia.

La documentazione successiva al 1803, ovvero quella prodotta dall'ente patriziale propriamente detto, appare abbastanza completa sia nel caso dei documenti sciolti sia per quanto riguarda i libri protocollari e i registri. Anche fra le carte del XIX secolo ritroviamo le vertenze territoriali con i Pedemontesi per Dunzio e Capoli (con tanto di piano a colori della zona contestata disegnato nel 1846 dall'ing. Giuseppe Pioda) e gli strascichi ottocenteschi delle liti per lo sfruttamento di Tramone e Confeda, dell'Alpe Piatta e della Menzasca.

Con la progressiva perdita d'importanza dell'agricoltura di sussistenza a partire dalla seconda metà dell'Ottocento anche le funzioni del Patriziato tendono a modificarsi e il suo archivio rispecchia questa evoluzione. Le lotte per il controllo e l'ampliamento delle risorse lasciano spazio a un ruolo più propositivo del Patriziato che assume in prevalenza mansioni di gestione del territorio e di valorizzazione dei beni comuni. Nell'archivio e in particolare nei suoi fondi novecenteschi ritroviamo così sempre più incarti relativi a migliorie fondiarie e opere di bonifica, a piantagioni e opere di rimboschimento (Ovio del Vald, risanamento pedemontano castanile) o quelli riguardanti l'acquisto e il risanamento degli stabili patriziali e la realizzazione di infrastrutture quali la strada forestale per Dunzio e l'acquedotto.

L'archivio patriziale è stato riordinato integralmente dal Servizio archivi locali fra il 2008 e il 2012 su mandato del Patriziato di Aurigeno. Il riordino e gli inventari dei documenti del XIX e XX secolo sono stati realizzati da Silvio Rauseo; il riordino, i regesti e gli inventari dei documenti della Vicinanza da Marino Lepori; Flavio Zappa ha redatto i regesti dei documenti pergamenacei e dei cartacei medievali. I fascicoli processuali del 1321-22 sono stati trascritti dal sig. Ernst Rosser, sotto la guida di Paolo Ostinelli, nel quadro di un lavoro di seminario svolto presso la facoltà distoria dell'Università di Zurigo.

Bellinzona, ottobre 2012 - Marco Poncioni